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Ode al mercatino domenicale pt.1
Ammetto di essere anch'io schiavo della tecnologia. La prima cosa che faccio la mattina è ascoltare la radio sul telefono. Anzi, prima spengo la sveglia che ho sul telefono, poi parte in automatico il notiziario. Ne partono ben quattro di notiziari, sempre sul telefono. Poi vado a fare colazione. Magari vedo qualche video, sempre sul telefono. E poi, udite udite, accendo il computer. Questo succede ogni giorno della settimana. Ma la domenica no. La domenica ha un ritmo diverso. La domenica fa eccezione. La domenica, la prima cosa che faccio, appena mi alzo, è cercare di ricordarmi il prima possibile quale domenica del mese sia. Poi vado. Mettendomi in macchina, col sole, con la pioggia, col caldo, col freddo, col tiepido, vado al mercatino dell'antiquariato designato per quella domenica.
Nutro una certa passione per l'abbandonato, il dimenticato, il decadente, e per le storie in generale, per me il mercatino domenicale è un parco giochi senza adrenalina in cui ritrovo una strana serenità, in cui ci sto bene senza chiedermi effettivamente perché. Mi infonde una strana calma , magari a volte interrotta da un secondo di entusiasmo (dovete provarla anche voi l’emozione di trovare un Barbour a 10 euro per capirmi). Il mercatino è quello che cerco: lentezza e surreale. Non mi riferisco soltanto alla presenza di oggetti strani e inusuali, mi entusiasma il loro imprevedibile accostamento. C'è la possibilità che nello stesso banco possiate trovare un termosifone vicino a una racchetta degli anni sessanta, un foulard Gianfranco Ferrè vicino a un rubinetto, una rotella per gli addominali vicino alla rivista Specchio del 2001. Tutto questo, per me, tutta questa incomprensibile unicità, per me, è meravigliosa. All'inizio mi chiedevo se fosse una sorta di forma di marketing, se il venditore ponesse attenzione a questo accostamento, a mettere vicino all'altra due vite parallele destinate a non incontrarsi mai. E invece, col tempo, ho capito che tutto ciò è una poetica casualità. E riflettendoci, è una delle poche cose casuali rimaste nella mia vita.
Negli anni ho girato decine di mercatini diversi, grandi piccoli, da 50 oppure da 450 espositori, ho imparato a riconoscere quali sono i mercatini dove puoi fare affari e quelli dove i prezzi sono troppo alti e ormai in alcuni posti so anche quali banchi andare subito a ispezionare e quali saltare a piè pari. Ho osservato per anni chi li frequenta e ne ho fatto uno studio preciso, sono giunto alla conclusione che ci sono due grandi categorie: gli squali e i passeggiata.
Non si fanno guerra tra di loro. Anzi, sopravvivono benissimo, senza pestarsi i piedi, soprattutto perché frequentano il mercatino in momenti diversi. Gli squali vanno al mercatino alle 4 del mattino, dalle 4 alle 6 generalmente è il loro orario, e più ci vanno presto, più sono letali. Sono quelli a caccia di occasioni. I rivenditori, i mercanti, i brocanti di professione, o semplicemente i fissati. Insomma, tutti quelli che vanno al mercatino perché sanno che è una terra promessa in cui puoi trovare l'affare della settimana, dell'anno, ma anche della vita. Questi squali mordono. Ricordo di essere andato una volta al mercatino alle 6 e mezza del mattino. Li ho visti, si aggirano con la torcia con l’agilità di un pesce nell'acqua. Virano tra un banco e l'altro e appena trovano un oggetto che possa interessarli, zac, attaccano. Lo prendono, lo passano ai raggi x con rapidità e riescono a fornirti di quell'oggetto milioni di informazioni in pochissimi secondi. Sanno già a quanto possono rivenderlo, sanno già il prezzo sotto il quale non andranno durante la trattativa e sono un'enciclopedia di storia e di quotazioni. Sempre quella volta all’alba mi stavo lentamente chinando su un borsello Hermes quando uno squalo che passava di là ha preso il borsello, l’ha esaminato con la torcia, l’ha ributtato nella mischia, era falso, ed è andato via lasciandomi frastornato. Consiglio spassionato: contro gli squali meglio non giocare.
La seconda categoria sono i passeggiata. Sono le persone, dai venti fino ai novantotto anni circa, che vanno al mercatino per fare una passeggiata. Per carità, non è comunque gente innocua, il pretesto della passeggiata può essere una trappola, soprattutto per chi vive in coppia, una donna può dire a suo marito: "Andiamo a fare una passeggiata al mercatino?" Il marito può accettare, probabilmente controvoglia, perché fa freddo e preferirebbe il caldo fuoco del camino, ma acconsente, che sarà mai una passeggiata, e poi lo ritrovi a caricarsi in macchina un mobile country da restaurare. In sostanza, per alcuni è un pretesto per comprare qualcosa e dare sfogo all’irrefrenabile voglia di shopping nella speranza vana di fare un affare, per altri la passeggiata è semplicemente una passeggiata. Ci possono essere persone che, camminando, indicano col dito una vecchia macchina da cucire Singer e dicono: "Che bella, ce l'aveva anche mia nonna." Ci possono essere persone che indicano una trapunta anni cinquanta floreale e dicono: "Che bella, ce l'aveva anche mia nonna." Altre persone che indicano un busto di Mussolini e dicono: "Che bello, ce l'aveva anche mia nonna." Questi sono i passeggiata.
Nell’intersezione tra i due insiemi ci sono gli squaletti, gente che va ai mercatini per passione, per provare a fare qualche affare da raccontare con entusiasmo a chi non li comprende (perché in genere la compra le tazzine da caffè da Kasanova), per rivendere su ebay qualcosa e farci 10 euro di guadagno dopo 3 mesi di polvere. Li riconosci perché si aggirano con occhio quasi socchiuso, ascoltano con interesse le conversazioni dei venditori cercando di inserirsi nel discorso con le poche conoscenze che hanno e da bravi competenti a metà curriculum fanno delle domande spesso banali ai mercanti, tipo: "Ma questo è di Murano?" logico che è vetro di Murano, però vogliono accertarsi che stanno imparando e sono sulla giusta strada, “dicevo io” e chiedono il prezzo consapevoli che non lo acquisteranno mai. Gli squaletti non sanno che stanno per rovinarsi la vita. Non sanno che da quella passione finiranno nel vortice degli hobbisti, non sanno che si riempiranno la cantina di inutilità che solo loro apprezzeranno, e un giorno punteranno la sveglia di domenica alle tre e mezza e, nel ghiaccio di un'autostrada, andranno assonnati al mercatino perché stavolta avranno comprato il posto per un banco dove vendere l’accumulo della cantina, ma prima, come ogni domenica, faranno un giro con la torcia, illusi dalla speranza di trovare una Flos ad arco a 50 euro.